Colgo l'occasione di questa giornata spesso tanto attesa da noi donne, per parlarvi di quel fiore così colorato e profumato che spesso ci viene regalato in quest'occasione: la MIMOSA.
Le mimose ci deliziano il
giardino proprio in questo periodo, essendo tra le prime piante a fiorire,
riempiendo di profumo l’aria, oltre a non passare di certo inosservate per via
dei loro fiori piumosi, che danno un tocco di sole, energia e allegria. Si
tratta di una delle rare piante presenti in natura che manifesta il fenomeno
della “nastic osmosi”, dei movimenti
che si possono cogliere anche a occhio nudo, provocati dal flusso di acqua
entrante e uscente dalle cellule della pianta”. Arrivata in Europa circa 200 anni fa,
proveniente dalla lontana Australia, più precisamente dalla Tasmania, la mimosa
non ha solo un’indiscussa bellezza e un carattere puramente ornamentale, ma è anche
usata in medicina, scopriamola insieme.
Origini
storiche di questa ricorrenza
La data dell'8 marzo entrò
per la prima volta nella storia della Festa della Donna nel 1917, quando in
quel giorno le donne di San Pietroburgo scesero in piazza per chiedere la fine della guerra, dando così vita
alla «rivoluzione russa di febbraio». Fu questo evento a cui si ispirarono le
delegate della Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste a Mosca
quando scelsero l'8 marzo come data in cui istituire la Giornata
Internazionale dell'Operaia.
In Italia la Festa della Donna iniziò a essere celebrata nel 1922 con la stessa connotazione politica e di rivendicazione sociale. L'iniziativa prese forza nel 1945, quando l'Unione Donne in Italia (formata da donne del Pci, Psi, Partito d'Azione, Sinistra Cristiana e Democrazia del Lavoro) celebrò la Giornata della Donna nelle zone dell'Italia già liberate dal fascismo.
L'8 marzo del 1946, per la prima volta, tutta l'Italia ha ricordato la Festa della Donna ed è stata scelta la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, come simbolo della ricorrenza.
In Italia la Festa della Donna iniziò a essere celebrata nel 1922 con la stessa connotazione politica e di rivendicazione sociale. L'iniziativa prese forza nel 1945, quando l'Unione Donne in Italia (formata da donne del Pci, Psi, Partito d'Azione, Sinistra Cristiana e Democrazia del Lavoro) celebrò la Giornata della Donna nelle zone dell'Italia già liberate dal fascismo.
L'8 marzo del 1946, per la prima volta, tutta l'Italia ha ricordato la Festa della Donna ed è stata scelta la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, come simbolo della ricorrenza.
Ma
perché proprio la mimosa?
Fu chiesto
ad un gruppo di partigiane quale potesse essere il fiore da distribuire per
celebrare, in analogia con quanto con quanto avveniva in Francia, dove si
distribuivano mughetti e violette alle compagne in quella data. Le socialiste
indicavano l’orchidea ma Teresa Mattei, che da lì a un
anno sarebbe diventata una delle 21 donne entrate a far parte dell’Assemblea
Costituente, consapevole dei costi dei fiori individuati come potenziale scelta
e delle loro difficoltà di reperimento nelle località italiane, si inventò una leggenda
cinese, inesistente, che raccontava come la mimosa rappresentasse il
calore della famiglia e la gentilezza femminile.
La mimosa sembra un fiore
fragile, ma in realtà la sua grande forza risiede nella capacità di attecchire
anche in terreni difficili. Si tratta di una duplice caratteristica della
pianta che rispecchia i caratteri femminili dato che la donna, seppur
soprannominata “sesso debole”, è capace di grande determinazione per
raggiungere grandi obiettivi della vita privata e lavorativa. Sull’etimologia
della parola non c’è un’unanimità di vedute: per alcuni risale
al latino “ mimus” (mimo) o
da “mimesis” (imitazione) poichè alcune specie, quando si
contraggono, sembrano interpretare con la stessa intensità le smorfie dei mimi
quando simulano il sentimento della vergogna; un chiaro riferimento alla vasta
gamma di espressioni ed emozioni delle donne. Per i più, però, la tesi più
credibile intravede una radice
spagnola, lingua in
cui “mimar” significa
“accarezzare”; da qui il facile collegamento all’universo
femminile e alla sua sensibilità. Quella che chiamiamo mimosa è un’acacia,
parola che deriva dal greco ”a-cachia” cioè
“senza negatività, senza macchia”, quindi “candore”. Per la
precisione si tratta dell’Acacia dealbata
(acacia non bianca), ma gialla per l’appunto, per cui il nome della pianta
diventa “candore non bianco”; un ossimoro. Secondo un’altra etimologia,
“acacia” proviene dal greco “akos” ,
“acuminato”, che allude alle spine possedute da molti tipi di acacie.
Curiosità
Gli Indiani
d’America erano
soliti regalare un mazzetto di mimose quando decidevano di dichiarare il loro
amore alla ragazza prescelta; mentre le fanciulle inglesi meno carine erano solite appuntarsene un rametto
alle giacche o alle camicette per accentuare la loro femminilità. Per la
Massoneria, invece, la mimosa era l’emblema della forza mista alla gentilezza.
Usi
terapeutici
Gli Aborigeni
australiani attribuivano alle mimose proprietà curative e pare
che in alcune tribù la mimosa fosse l’ingrediente principale di uno speciale decotto
contro diarrea, malattie veneree, nausea e disturbi nervosi. Il suo uso come medicamento, la vede molto
indicata per le diete, dato che i componenti in essa contenuti riducono il senso
di fame ed i suoi decotti sono efficaci contro i sintomi delle malattie
veneree, ma anche contro nausea e diarrea.
Cosmesi
ed aromaterapia
L’Acacia
dealbata, però, deve gran parte della sua importanza
medicamentosa agli oli essenziali, estratti dai
fiori attraverso un procedimento che si avvale dell’uso di solventi. Essi hanno proprietà
antisettiche e astringenti e,
applicati sulla pelle, oltre a donare una speciale sensazione di rilassamento,
inibiscono lo sviluppo dei batteri patogeni, la detergono e purificano,
riducendo la comparsa dei pori dilatati tipici delle pelli grasse. Per via
della presenza di composti organici (idrocarburi,
aldeidi, acidi grassi e fenoli), gli oli essenziali di mimosa, opportunamente
diluiti, possono essere impiegati a scopo terapeutico per curare stati d’ansia,
stress, tensione nervosa e usati in aromaterapia per il benessere e la cura del
corpo. Il profumo floreale di mimosa è infatti indicata per persone timide,
introverse, che tendono ad isolarsi. Facilita l’apertura verso gli altri e
verso il mondo, pertanto è consigliabile nei periodi di depressione, sconforto,
solitudine e senso di abbandono.
RICETTA: Infuso di mimosa
Lasciare 20 g di fiori per
mezzo litro d’acqua calda per circa 10 minuti.
- Per trattare nausea,
diarrea e disturbi nervosi:
assumere per via orale, fino a
3 tazze al giorno.
- Per trattamenti cutanei,
in caso di pelle grassa:
si può utilizzare come ultima
acqua di risciacquo dopo essersi detersi il viso. Eventualmente si possono
aggiungere 5 mL di aceto di mele all’infuso, per migliorare l’azione
purificante e astringente.
Quindi….cosa aspettate?!? Provate
questi utilizzi alternativi ;)
Detto ciò, non mi resta che
farvi:
un sincero augurio per la festa della donna!!! :)
Per
informazioni contattatemi via e-mail al: manfrinato91@gmail.com Grazie per avermi seguita anche
oggi,
a presto,
Jessica Manfrinato
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