sabato 12 marzo 2016

Essenze di donna: i fiori raccontati attraverso la storia :)

Buongiorno a tutti,
oggi vi vorrei parlare di un evento molto interessante che si è svolto nella mia città, Vercelli, in occasione della festa della donna. Sto parlando di “Essenze di donna”, un evento organizzato dal Museo Leone, presso il Palazzo Langosco.

Il museo ci ha proposto un vero e proprio percorso alla scoperta dei segreti e delle bellezze dei fiori nel corso del tempo.  Il Palazzo, maestoso e accogliente è stato affiancato in quella serata ai fiori, eleganti ma delicati, e alla figura della donna, dolce e raffinata.

Questa speciale visita a tappe ci ha mostrato il linguaggio dei fiori raffigurati su dipinti, antichi libri, e altri oggetti di arte decorativa.

Nella prima sala si è parlato della nascita della Floregrafia, mostrando testi molto antichi. Già nel 1518 fu scritto uno dei primi Erbari e nel 1648 invece troviamo il testo dell’orientalista Giovanni Battista Ferrari. Al ‘700 invece risale un testo redatto dalla sposa di un ambasciatore orientale: Exelan, con cui intende attribuire a fiori e frutti significati simbolici. Infine possiamo leggere qualche passo di un testo molto caratteristico che dedica il linguaggio dei fiori al bel sesso, ma di cui non si hanno molte informazioni al riguardo. Quest’ultimo è un testo redatto in lingua italiana che viene consultato come una sorta di dizionario fiore-italiano, date le innumerevoli informazioni che contiene.


Sempre in questa sala ritroviamo anche un baule intarsiato decorato con numerosi gigli (immagine a destra) . Questi sono solitamente segno tipico dell’araldica medievale francese; secondo il “dizionario fiori-italiano”, il giglio viene ritenuto un simbolo di maestà. Viene definito come il re dei fiori. Era usato anche nelle culture galliche per indicare la regalità, veniva spesso rappresentato nei dipinti in cui era solitamente accompagnato a figure angeliche. Dopo il Medioevo però il giglio viene sostituito dalla rosa, ma S.Bernardo che era legato alla simbologia e alla figura del giglio, decide di ridargli valore inserendolo nell’araldica del regno, nella trilogia francese di valori e virtù. Tre erano le virtù che proteggevano la Francia ai tempi, così come tre sono le foglie del giglio. Inoltre, poiché questo fiore dava un senso di legame al mondo religioso, solo il Re di Francia poteva averlo rappresentato, in particolare sul mantello regale.

Lasciamo la storicità del giglio e ci addentriamo nella seconda sala,  nella quale ci accoglie un quadro, olio su tela, rappresentante la Madonna col bambino circondata da un bouquet di fiori. Secondo i Vangeli apocrifi S.Luca, protettore degli artisti, fu il primo a dipingere dal vivo il quadro Madonna con bambino. Ad Anversa, in Francia, si instaurò una ricorrenza in occasione del giorno di S.Luca. Per quella festività i pittori preparavano le opere raffiguranti la Madonna col bambino, è proprio a quella ricorrenza che risale questo dipinto. Nel tempo poi la figura sacra verrà sostituita da quella profana nelle associazioni ai fiori.

In questo quadro in particolare ci viene fatta notare la presenza del fiore di melo (a sinistra), perché Maria viene vista come la nuova Eva e quindi la si riconduce al peccato originale. Possiamo notare anche la  presenza delle rose (a destra). Queste vengono rappresentate senza spine perché secondo S.Ambrogio, patrono di Milano, le rose sono nate senza spine,  che si sono formate solo dopo il peccato originale. Per questo motivo solo nelle rappresentazioni della Madonna addolorata troviamo la presenza delle spine nelle rose. 


Tornando all’analisi del quadro, ritroviamo altri fiori:  girasoli, crisantemi rossi, ortensie bianche, biancospini, garofani e peonie. Proprio grazie alla presenza delle peonie (a sinistra) si riesce a datare indicativamente il quadro. Le peonie vengono trovate in Brasile dagli Olandesi nel 1669, in particolare vicino al Rio delle Amazzoni. Prima  di allora questo fiore non era noto, si pensa infatti che questo quadro sia risalente a quel periodo.


Lasciamo l'olio su tela per trovare nella sala successiva un mobile giapponese altrettanto ricco di simbolismi. Si tratta di un mobile di KIRI, che in giapponese indica la paulonia (in basso), ricco di incisioni decorative e funzionali di fiori.  


Il nome Paulonia deriva dalla figlia di uno Zar russo, per questo viene anche definita “Princess tree”. Questa pianta era inizialmente presente solo in Giappone, ma durante i primi anni di commercio della ceramica si utilizzava il suo legno per fare gli imballaggi, in quanto resistente, e da allora viene coltivata anche negli Stati Uniti. In Giappone questa pianta viene considerata sacra, infatti secondo una leggenda la famiglia pianta in giardino la peonia per far sì che quando la figlia si sposa, si usa il suo legno per creare il nido d’amore degli sposi. Una sorta di dote a tutti gli effetti.


Ma concentriamoci sulle incisioni presenti sul mobile, possiamo trovare un ciliegio (a sinistra). Questa pianta indica, secondo il dizionario fiore-italiano, un comportamento altamente educato. In Giappone però il ciliegio è simbolo di affetto, ma anche della caducità della vita, proprio perché i suoi fiori durano davvero poco. Secondo la tradizione giapponese, infatti, il fiore del ciliegio viene associato ai samurai e, alla loro morte, hanno l'onore di esser sepolti ai piedi dell’albero.


Sempre guardando il mobiletto troviamo al suo interno il crisantemo (a destra). Questo fiore in Italia viene vestito di nero e prende il significato di simbolo di morte, probabilmente perché fiorisce a Novembre in concomitanza della festa dei Morti. Tuttavia, negli altri paesi, è segno di gioia e prosperità. Il nome significa infatti “fiore d’oro”.


Lasciamo questo mobiletto intarsiato per addentrarci nell’ultima sala in cui ci accoglie una tulipaniera. Si tratta di un vaso creato apposta per contenere i tulipani, simbolo dell’eterno amore. Veniva utilizzata per tenere questi fiori in modo elegante. Il tulipano veniva considerato come amuleto, tanto da esser ricamato sulla biancheria dei turchi ottomani in battaglia. Quando Istanbul divenne capitale, il tulipano divenne il fiore turco per eccellenza e fu usato per addobbare il palazzo reale. 
Un giorno fu visto dall’ambasciatore austriaco, che lo nominò “Dulben” perché gli ricordava la forma di un turbante. Da qui in Olanda prese il nome di “Dulpan” e poi in latino “Tulipan”. Fu poi nominato tulipano dal naturalista botanico Vonkester.

Nel corso degli anni ci fu una coltivazione crescente di tulipani, a partire soprattutto dall’Olanda. Si cercava di possedere il maggior numero di fiori e il maggior numero di qualità. Iniziò un vero e proprio commercio di tulipani, dei bulbi e delle diverse varietà. Vennero stilati Libri dei tulipani, per riportare tutte le tipologie esistenti e per poterli utilizzare come cataloghi di vendita. Si parlò di “Tulipania” cioè la febbre dei tulipani. Si cercava in tutti i modi di avere il tulipano nero (in basso), con una ricerca quasi maniacale. Al giorno d’oggi si sa che in realtà non esiste il tulipano nero e che al massimo può essere una più scura tonalità di viola.


Furono definite fino a 34 tipologie di tulipano, finchè non ci fu un virus, detto il “mal della striscia” che colpì questo fiore riducendo i quantitativi disponibili. Il crollo dei prezzi di mercato fu talmente grave da esser quasi paragonato al crollo della borsa di Wall Street. Numerosi furono i suicidi associati a questo crollo “floreale”.  Gli Olandesi furono definiti a causa di quel periodo storico “cuppist”, cioè giullari, perché avevano dato un valore altissimo a questo fiore per poi perdere tutto nel giro di poco tempo. Ad oggi, restano comunque gli Olandesi i migliori coltivatori di tulipani. 

Finiamo la visita con un pensierino lasciatoci dal Museo Leone: un depliant con riportate le prime pagine del dizionario fiori-italiano per ricordarci quella piacevole serata!


Spero di avervi interessato e di esser riuscita a farvi immaginare libri, quadri, mobili e vasi anche solo parlandone..se così non fosse spero almeno di avervi interessato un po’ con queste anomale curiosità floreali!


Grazie per avermi seguita,
a presto,


Jessica Manfrinato

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